L‘ autocontrollo igienico è una procedura che devono obbligatoriamente adottare tutti gli operatori del settore alimentare. Essa si basa sulla metodologia HACCP. Ma quale è il significato di questo termine? Lo vediamo nell’ articolo.
Quale è il significato del termine HACCP?
HACCP è l’ acronimo di HAZARD ANALISYS and CRITICAL CONTROL POINT, che, tradotto in Italiano significa: ANALISI DEI PERICOLI e PUNTI CRITICI di CONTROLLO; lo scopo dell’ HACCP è di salvaguardare la salubrità dei prodotti alimentari e, di conseguenza, la salute dei consumatori.
Spesso, purtroppo, si fa un uso improprio del termine HACCP; capita, infatti, di vedere sul Web aziende che utilizzano questo termine per reclamizzare i loro prodotti (“sanificanti HACCP“, “termometro HACCP“, ma che significa??).
Inoltre, mi è capitato di consultare dei manuali di autocontrollo igienico che non prevedono uno straccio di piano HACCP ma semplicemente dei controlli microbiologici periodici dei piani di lavoro, i tamponi, che, a mio avviso, hanno lo scopo di verificare la bontà del piano di pulizie e sanificazioni (che è un pre-requisito e non un CCP) e dei controlli microbiologici sul prodotto finito, quando quest’ ultimo è già finito sulle tavole dei consumatori.
Infine, non sono d’ accordo con le società di consulenza che espongono in bella vista presso l’ Azienda cliente la pergamena incorniciata con il loro logo e con scritte tipo ” Piano HACCP realizzato da….(nome del consulente) “. Ritengo, invece, che l’ HACCP sia un patrimonio dell’ azienda e che il ruolo del consulente debba essere di supporto al responsabile aziendale. E’ come se il commercialista, consulente della stessa Azienda esponesse la pergamena con la scritta ” La contabilità è stata seguita da…(nome del commercialista)”.
In cosa consiste realmente l’ HACCP è descritto all’ Art. 5, par. 2, del Regolamento CE 852/2004. che recita:
Gli operatori del settore alimentare predispongono, attuano e mantengono una o più procedure permanenti, basate sui principi del sistema HACCP. Essi consistono in:
a) identificare ogni pericolo che deve essere prevenuto, eliminato o ridotto a livelli accettabili;
b) identificare i punti critici di controllo nella fase o nelle fasi in cui il controllo stesso si rivela essenziale per prevenire o eliminare un rischio o per ridurlo a livelli accettabili;
c) stabilire, nei punti critici di controllo, i limiti critici che differenziano l’accettabilità e l’inaccettabilità ai fini della prevenzione, eliminazione o riduzione dei rischi identificati;
d) stabilire ed applicare procedure di sorveglianza efficaci nei punti critici di controllo;
e) stabilire le azioni correttive da intraprendere nel caso in cui dalla sorveglianza risulti che un determinato punto critico non è sotto controllo;
f) stabilire le procedure, da applicare regolarmente, per verificare l’effettivo funzionamento delle misure di cui alle lettere da a) ad e);
g) predisporre documenti e registrazioni adeguati alla natura e alle dimensioni dell’impresa alimentare al fine di dimostrare l’effettiva applicazione delle misure di cui alle lettere da a) ad f).
Qualora intervenga un qualsiasi cambiamento nel prodotto, nel processo o in qualsivoglia altra fase, gli operatori del settore alimentare riesaminano la procedura e vi apportano le necessarie modifiche.
Cerchiamo, ora, di comprendere il significato dei principi suesposti:
IDENTIFICARE OGNI PERICOLO CHE DEVE ESSERE PREVENUTO, ELIMINATO O RIDOTTO A LIVELLI ACCETTABILI.
Significa che bisogna fare la raccolta di tutte quelle informazioni necessarie per fare una buona valutazione dei pericoli associati agli ingredienti e imballi, allo stoccaggio, al ciclo di produzione, al prodotto, alla commercializzazione, ecc. Per fare questo bisogna avere una buona conoscenza degli ingredienti ed imballi, dei semilavorati e dei prodotti (caratteristiche chimico-fisiche, microbiologiche e sensoriali), bisogna conoscere bene il processo di produzione e le macchine ed impianti coinvolti nel processo; bisogna conoscere bene ciò che accade nella fase successiva di commercializzazione.
Se produco biscotti, che hanno una AW bassa, ho scarse possibilità che si possano moltiplicare i microrganismi, tantomeno i patogeni, quindi, posso non fare controlli microbiologici; se, però, ho un impianto obsoleto, dovrò preoccuparmi di fare manutenzione programmata e dovrò installare un metaldetector (piu’ a valle possibile) per scongiurare il pericolo che un pezzo metallico (vite, bullone, frammento di rete del forno, ecc.) possa contaminare il prodotto.
Se produco delle conserve vegetali e come trattamento termico adotto la pastorizzazione, devo sapere che tale trattamento non è sufficiente a distruggere le spore di clostridium botulinum eventualmente presenti sulla verdura o sulla frutta e che, quindi, posso mettere a repentaglio la salute del consumatore. In questo caso, non ha senso controllare ogni tanto il prodotto finito per verificare se vi è il clostridium botulinum ma bisogna controllare il pH del prodotto dopo che è stato scottato nella soluzione acidificante ed assicurarsi che esso sia inferiore a 4,50 e lo devo fare ogni volta che faccio l’ operazione di scottatura.
Se produco latte pastorizzato devo assicurare la completa distruzione dei microrganismi patogeni eventualmente presenti nel latte crudo, dunque dovrò accertarmi che la fase di pastorizzazione sia condotta in maniera corretta (a 75 – 76 °C per circa 15 secondi); non vado a controllare la presenza dei patogeni sul prodotto, quando questo è ormai stato consumato.
In definitiva, bisogna identificare bene quali sono realmente i pericoli per la salubrità del prodotto e tenerli sotto controllo con verifiche frequenti che diano i risultati in tempo reale e non dopo che il prodotto è finito sulla tavola dei consumatori.
IDENTIFICARE I PUNTI CRITICI DI CONTROLLO NELLE FASI IN CUI IL CONTROLLO STESSO SI RIVELA ESSENZIALE PER PREVENIRE O ELIMINARE UN RISCHIO O PER RIDURLO A LIVELLI ACCETTABILI
Dopo aver individuato i pericoli per la salubrità del prodotto, bisogna identificare i CCP, ovvero le fasi del processo produttivo in corrispondenza delle quali bisogna svolgere l’ azione di controllo.
Per fare ciò trovo molto utile l’ albero delle decisioni, di seguito riportato:
In pratica, per ogni fase del processo (ricevimento ingredienti e imballi, stoccaggio, trasformazione, spedizione, ecc.) bisogna porsi le domande come indicato nell’ albero delle decisioni e ad esse bisogna dare una risposta affermativa o negativa.
Nel caso della produzione dei biscotti, ad esempio, il CCP è il confezionamento primario; vediamo il perché.
Alla domanda “In questa fase esistono misure preventive nei confronti del pericolo?” rispondo “SI” perchè ho installato il metaldetector
Alla domanda successiva ” Le misure preventive consentono di eliminare o ridurre l’incidenza del pericolo ad un livello accettabile? “ rispondo “SI” perchè se il metaldetector funziona bene, realmente posso ridurre l’ incidenza del pericolo ad un livello accettabile
Alla domanda: “Esiste una fase successiva in cui si può eliminare il pericolo o ridurne l’incidenza a limiti accettabili?” rispondo “NO” perchè effettivamente non vi sono fasi successive in cui il pericolo può essere eliminato o ridotto a livelli accettabili.
In definitiva, mi concentrerò sulla verifica del buon funzionamento del metaldetector facendovi passare una barretta con una sfera metallica di diametro molto piccolo che dovrà essere scartata dal metaldetector medesimo. Tale controllo lo farò molto frequentemente (anche con frequenza oraria).
Facendo lo stesso ragionamento per le conserve vegetali e per il latte pastorizzato, risulterà che la scottatura e la pastorizzazione sono dei CCP ed in quanto tali devono essere monitorati.
STABILIRE I LIMITI CRITICI CHE DIFFERENZIANO L’ ACCETTABILITA’ DALL’ INACCETTABILITA’ ED APPLICARE PROCEDURE DI SORVEGLIANZA EFFICACI
Una volta identificati i CCP, essi devono essere monitorati mediante verifiche di facile esecuzione, che devono fornire informazioni in tempo reale. Nel caso del latte pastorizzato, avrò stabilito che la fase di pastorizzazione è un CCP. Ora noi sappiamo che la pastorizzazione deve garantire la distruzione dei batteri patogeni, con particolare riferimento al piu’ termoresistente che è la listeria monocytogenes, che necessita un trattamento termico di 75 – 76 °C per circa 15 secondi. Per monitorare il CCP controlleremo la temperatura e il tempo di pastorizzazione (che danno l’ esito in tempi brevi) e non la listeria monocytogenes, che richiede 5 giorni; inoltre, effettueremo verifiche periodiche del termometro e del misuratore di portata del pastorizzatore (con strumenti certificati, ovviamente) per essere sicuri che misurino bene.
STABILIRE LE AZIONI CORRETTIVE DA INTRAPRENDERE NEL CASO IN CUI DALLA SORVEGLIANZA RISULTI CHE UN DETERMINATO PUNTO CRITICO NON E’ SOTTO CONTROLLO.
Quando, in seguito al monitoraggio del CCP, risulta il superamento del limite di accettabilità, bisogna porsi il problema di come trattare il prodotto non conforme. Non ci sono delle regole fisse in tal senso; dipende da piu’ fattori: gravità del pericolo, valutazioni di tipo economico, fattibilità tecnica, ecc. Può, inoltre, verificarsi il superamento frequente del limite di accettabilità; in questo caso bisogna adottare una azione correttiva per riportare il CCP sotto controllo. L’ azione correttiva adottata (debitamente documentata) può consistere, ad esempio, nell’ aumento della concentrazione di acido citrico della soluzione acidificante per le conserve vegetali, aumento del tempo di pastorizzazione nel caso del latte (facendo attenzione che vengano rispettati i limiti per le sieroproteine solubili e che non venga inattivata la perossidasi).
STABILIRE LE PROCEDURE PER VERIFICARE L’ EFFETTIVO FUNZIONAMENTO DEL PIANO HACCP
Siamo sicuri che il piano HACCP che abbiamo predisposto sia efficace nell’ eliminare i pericoli? Per rispondere a questa domanda è necessario mettere in atto delle procedure finalizzate a verificarne l’ effettivo funzionamento. Le indicazioni le troviamo nell’ analisi dei reclami da parte dei consumatori, del numero di non conformità rilevate, nell’ esito delle azioni correttive intraprese. Inoltre, si possono fare delle vere e proprie simulazioni; ad esempio, contamino volutamente un biscotto con un frammento metallico e verifico se il metaldetector lo scarta, se gli operatori isolano il prodotto scartato e se avvisano il loro responsabile, ecc.
PREDISPORRE DOCUMENTI DI REGISTRAZIONE ADEGUATI ALLA NATURA ED ALLE DIMENSIONI DELL’ AZIENDA
Tutte le attività di monitoraggio devono essere documentate, non solo perchè devono essere esibite agli organi di controllo ma anche (direi soprattutto) perchè le registrazioni ci consentono di fare delle statistiche e di agire in maniera costruttiva per il miglioramento continuo.
In definitiva, ritengo che l’ HACCP, se implementato ed applicato seriamente sia uno strumento utilissimo per le Aziende alimentari, piccole o grandi che siano; ho deciso di pubblicare questo articolo per esprimere la mia opinione in merito con la consapevolezza che molti addetti ai lavori (professionisti, titolari di aziende alimentari, organi di controllo) non la condividono.
Scritto da GELSOMINO PANICO, titolare di AEA CONSULENZE (cell.347-8323703)

Ciao, sono Gelsomino Panico; vivo a Capaccio Paestum, bellissimo luogo situato a Sud di SALERNO. Ho creato AEA CONSULENZE ALIMENTARI con l’ obiettivo di aiutare le piccole aziende di produzione alimentare a risolvere i problemi riguardanti la gestione dei costi, la gestione della qualità, la sicurezza alimentare, la normativa e lo sviluppo dei prodotti e processi alimentari; opero sia in modalità ONLINE che in modalità OFFLINE. Per conoscermi meglio:
complimenti