biberon

Ho letto una notizia che la dice lunga sul disprezzo che le cosiddette civiltà evolute hanno nei confronti delle popolazioni piu’ povere della Terra. Leggi l’ articolo.

Secondo quanto riportato dal sito IL FATTO ALIMENTARE, che ritengo essere serio ed affidabile, le bottiglie dei biberon al policarbonato contenenti  BISFENOLO A  (BPA), vietate già da tempo in Europa perchè ritenute nocive per la salute del bambino, vengono tranquillamente commercializzate in alcuni Paesi Africani quali Nigeria e Camerun.

In questi Paesi vengono commercializzate sia le bottiglie per biberon con BPA che quelle senza BPA. Quelle senza BPA si trovano generalmente nelle farmacie e vengono vendute ad un prezzo superiore  mentre, quelle con BPA vengono generalmente vendute nei negozi normali.

E’ vero che in questi Paesi non esiste una normativa che regola l’ utilizzo di queste bottiglie ma ciò non toglie che esse siano ritenute nocive e, quindi, non è ammissibile che vengono esportate da Paesi come la  Cina (dove il mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza alimentare è noto a tutti) e, soprattutto,  da Paesi Europei dove dal 2011 ne è vietata sia la produzione che la vendita.

Il Bisfenolo A è un additivo utilizzato per la produzione di talune materie plastiche, come il policarbonato, che si caratterizza per essere molto rigido e dotato di un’ ottima trasparenza; per questo motivo, questa materia plastica viene utilizzata per la produzione di lastre in sostituzione del vetro, di bottiglie per l’ acqua ( anche se la stragrande maggioranza sono in PET), posate, stoviglie, ecc.

Tracce di BPA si trovano anche nella pellicola plastica che viene applicata all’ interno delle lattine di birra e in prodotti che non hanno niente a che fare con i cibi: carta termica, vernici, lenti per occhiali, ecc.

Ci sono molti studi svolti sul BPA;  i primi risalgono agli anni Trenta, ma si sono intensificati negli ultimi 10 – 15 anni, specie da quando, nel 2002 è stata istituita la EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) la quale si è piu’ volte espressa in merito alla nocività del BPA.

Gli studi della EFSA portano a concludere che, in caso di esposizione prolungata a dosi superiori a quelle tollerabili, si possono verificare:

  • effetti avversi  su rene, fegato e mammella
  • probabili effetti avversi sul sistema riproduttivo, nervoso, immunitario, metabolico e cardiovascolare

Per i motivi suddetti, l’ EFSA ha ridotto la dose giornaliera tollerabile da 50 microgrammi/kg di peso corporeo precedentemente stabilita, a 5 microgrammi/kg di peso corporeo.
Si capisce bene che stiamo parlando di dosi estremamente basse e che è quantomai difficile, per ogni comune mortale, stabilire se sta assumendo una dose di BPA superiore a quella tollerabile, visto e considerato che tale sostanza è presente in parecchi oggetti con cui veniamo a contatto e che l’ assunzione può avvenire non solo per ingestione ma anche per inalazione.

L’ ideale sarebbe che l’ utilizzo del  BPA fosse vietato, come è stato fatto per le bottiglie per biberon, quanto meno nella fabbricazione di prodotti piu’ a rischio (almeno fino a quando non si hanno idee piu’ chiare riguardanti la sua tossicità) e, soprattutto, sarebbe ora che gli organi ufficiali intervenissero per evitare di nuocere, consapevolmente, alla salute di tanti bambini che, non per colpa loro, sono nati in un continente povero e sfortunato come l’ Africa.