Con l‘ entrata in vigore del regolamento UE 1169/2011 le aziende alimentari hanno l’ obbligo di specificare l‘ eventuale presenza di olio di palma nei loro prodotti dichiarandolo con il suo vero nome e non piu’ con il termine generico “oli vegetali”.
Contestuamente, in rete sono comparse decine di articoli sui suoi effetti negativi (veri o presunti) a carico dell’ organismo umano: predispone alle malattie cardiocircolatorie, provoca il diabete, è sospettato di essere cancerogeno, ecc…
L’ olio di palma viene utilizzato dall’ industria alimentare in molti prodotti: biscotti, merendine, creme spalmabili, cibi pronti e anche nei prodotti per la prima infanzia (e l’ elenco potrebbe continuare); esso ha una funzione strutturante: essendo un grasso solido a temperatura ambiente, contribuisce a dare consistenza al prodotto; se fosse sostituito integralmente con un olio vegetale ritenuto innocuo, ad esempio, l’ olio di girasole, i prodotti non avrebbero la consistenza ottimale: la crema spalmabile sarebbe troppo liquida e non piu’ spalmabile, il biscotto perderebbe la friabilità, al contrario, la merendina diventerebbe troppo sbriciolosa, ecc.
Ciò si verifica perchè l’ olio di palma, rispetto ad altri oli vegetali, ha una % di acidi grassi saturi (prevalentemente palmitico e stearico) piu’ elevata e piu’ simile ad un grasso animale come ad esempio il burro o lo strutto; in definitiva, si presta molto bene a sostituire il burro nelle preparazioni alimentari.
La domanda è: che necessità c’è di sostituire il burro? La risposta è molto semplice: il burro costa molto di piu’ (6 – 7 volte di piu’) e se consideriamo che nei prodotti sopra citati (merendine, biscotti, creme spalmabili) i quantitativi utilizzati sono notevoli, è facile immaginare quale possa essere il risparmio economico per l’ azienda alimentare.
Inoltre, bisogna tenere presente che i margini di guadagno sulla realizzazione di questi prodotti si sono notevolmente ridotti (buona parte del prezzo di vendita è dovuto alla distribuzione) e utilizzare l’ olio di palma diventa una scelta obbligata. I prodotti alimentari con il burro avrebbero un costo molto piu’ elevato, a volte proibitivo per il consumatore che, complice la crisi, è costretto a risparmiare su tutto, anche sugli alimenti.
L’ alternativa economica all’ olio di palma sono i grassi idrogenati con i quali un tempo si producevano le margarine ( ora sono stati sostituiti dalle frazioni di acidi grassi a piu’ elevato punto di fusione di miscele di oli vegetali) ma, dal punto di vista salutistico sono un’ alternativa peggiore dell’ olio di palma per le ripercussioni negative ed accertate che hanno sulla salute umana.
Ripercussioni negative sulla salute umana
Essendo un grasso con una elevata % di acidi grassi saturi (come il burro) di sicuro predispone alle malattie cardiovascolari, fa aumentare il tasso di colesterolo e il tasso di trigliceridi ma questi problemi li provoca anche il burro, quindi, non si capisce per quale motivo il burro non venga demonizzato come l’ olio di palma ed è sbagliato pensare che la merendina industriale faccia male alla salute perchè contiene olio di palma mentre la crostata della nonna fatta in casa con burro di ottima qualità sia un toccasana per la nostra salute: le ripercussioni negative sulla salute sono perfettamente uguali e, in tutti e due i casi bisogna limitarne il consumo.
Per quanto riguarda, invece, altre presunte nocività nei confronti della salute umana del tipo che predispone al cancro e al diabete di tipo 2 (il diabete alimentare) non vi sono studi seri che lo dimostrano; si tratta di studi condotti sulle cavie (che non è detto reagiscano alla stessa maniera dell’ uomo nei confronti di determinate sostanze) alle quali vengono spesso somministrati quantitativi della sostanza da testare in quantità molto superiori ai quantitativi normalmente consumati dall’ uomo o di studi in vitro i cui risultati danno adito a molti dubbi.
L’ unica certezza è che esiste una correlazione tra obesità, spesso legata a un consumo eccessivo di grassi saturi, ed alcuni tipi di cancro ma l’ effetto è legato all’ obesità e non al consumo di olio di palma: una persona può essere obesa anche se consuma altri tipi di grasso ed essere piu’ predisposta al cancro all’ intestino piuttosto che al seno.
Infine, contro l’olio di palma non vi sono posizioni ufficiali da parte degli organi preposti a vigilare sulla nostra salute: Organizzazione mondiale della sanità, Autorità europea per la sicurezza alimentare, Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità.
Gli effetti collaterali sull’ambiente
L’ eccessiva domanda di olio di palma sta comportando il massiccio abbattimento delle foreste tropicali nel sud-est asiatico (in particolare nella Malesia e nell’ Indonesia) per far posto alla coltivazione della palma da olio e ciò sta comportando la distruzione dell’ habitat naturale di numerose speci animali, l’ aumento dei gas serra (anidride carbonica in particolare) e lo stravolgimento dell’ assetto idrogeologico del territorio.
Ma questi “effetti collaterali” si avrebbero anche se si coltivassero altre speci di piante da olio; anzi, sarebbero ancora piu’ gravi perchè le rese per ettaro di altre speci di piante da olio (arachidi, girasole) sono di gran lunga inferiori a quelle della palma (5 – 6 volte inferiori) e quindi, si dovrebbero distruggere molte piu’ foreste per avere lo stesso quantitativo di olio.
La violazione dei diritti umani
La coltivazione della palma da olio è sotto accusa anche per la violazione dei diritti umani che si sta verificando in quelle aree della terra; sembra che i contadini vengano espropriati delle loro terre, che ci sia lo sfruttamento del lavoro minorile e che non vi sia il rispetto delle condizioni di sicurezza sul lavoro ma tutto ciò succederebbe anche se si coltivassero altre piante, quindi il problema non è la coltivazione della palma da olio.